Come riconoscere il vero Sé Ramana Maharishi
Ramana Maharishi, è stato un maestro spirituale dell’Advaita Vedanta vissuto in India ai piedi della sacra montagna Arunachala, vicino alla città Tiruvannamalai, tra la fine del 1800 e la prima metà del 1900. In questo articolo andiamo a conoscere questo grande maestro illuminato e alcune delle risposte alle domande più frequenti di chi andava da lui da tutto il mondo, a chiedere come riconoscere il vero Sé.
Ramana Maharishi
Conosciuto col nome di Bhagavan Sri Ramana (30 dicembre 1879 – 14aprile 1950), nasce in un paese rurale dell’India. A 17 anni da una sensazione di morte imminente, nata senza un motivo apparente, scopre il vero Sé che è eterno, mai nato e mai morto. Dopo anni, avvolto nel suo silenzio, lontano dalla sua famiglia, comincia a ricevere ricercatori, da qui, nascono le domande a cui di seguito risponderà. Non ha mai scritto un testo di suo pugno, i testi pubblicati in tutto il mondo vengono dalle risposte del maestro ai quesiti di chi andava a trovarlo che, alcuni di loro, hanno poi trascritto. Il metodo per la liberazione che proponeva era l’autoindagine, cioè il porsi la domanda: “chi sono io”?
Come riconoscere il vero Sè Ramana Maharishi
L’identificazione del Sé con Dio appare certamente sconcertante agli occhi degli europei. Per Ramana, tuttavia, è fuori discussione che il Sé, in quanto Principio spirituale, non differisce da Dio e, dal momento che l’uomo risiede nel Sé, non solo è parte di Dio ma è Dio stesso.
Ramana afferma che il vero scopo della pratica spirituale è la dissoluzione dell’Io.
- Chi sono io?
- Il mezzo principale che conduce alla conoscenza del Sé
- Non sono il corpo
- Non sono i sensi
- Non sono l’energia
- Non sono la mente
- Non sono le emozioni
- Sono la coscienza che è “esistenza-coscienza-beatitudine”. Da L’ insegnamento spirituale di Ramana Maharishi
L’insegnamento del maestro Ramana Maharishi
La via e l’insegnamento di Sri Ramana non valgono solo per l’India, ma per tutto il mondo occidentale; costituiscono una testimonianza di enorme interesse umano, ma anche un messaggio ammonitore ad un’umanità che rischia di perdersi nel caos della propria incoscienza e mancanza di autocontrollo“.
Dalla “Prefazione” di C.G. Jung al libro L’ Insegnamento spirutuale di Ramana Maharishi
Di seguito alcune delle risposte alle domande dei discepoli di Ramana, tratte dal libro sopra citato:
- Quando avviene la realizzazione del Sé?
Quando si sopprime il mondo che è l’oggetto visibile, si realizza il Sé, che è l’oggetto vedente.
- Come si rimuove il mondo che è l’oggetto visibile?
Quando la mente, che è la causa di ogni cognizione e azione, diventa quiescente, il mondo scompare.
- Com’è che la mente diventa quiescente?
Chiedendosi “chi sono io”.
- Per quanto tempo si dovrebbe praticare l’autoinvestigazione?
Fino a quando nella mente permangono le impressioni degli oggetti è necessaria la domanda “chi sono io”?… non appena sorgono dei pensieri, chiedersi “di chi sono questi pensieri”? Se la risposta è “miei”, chiedersi “chi sono io”?
- Cos’è il Sé?
Il Sé è la realtà… il Sé si trova in quella dimensione in cui non esiste assolutamente il pensiero dell’Io e che viene chiamata silenzio…il Sé è tutto!
- Che cos’è la felicità?
La felicità è la reale natura del Sé.
- Cos’è l’ego?
L’ego è l’anima individuale in quanto Io. Al Sé, la cui natura è intelligenza, non appartiene il senso dell’Io. Neppure il corpo, che è privo di coscienza, possiede il senso dell’Io. L’origine di tutti questi problemi è la comparsa inspiegabile di un ego ingannevole, ottuso eppure intelligente e, soltanto sopprimendo quest’ego, qualunque siano i mezzi impiegati, che tutto ciò che esiste verrà visto nella sua vera essenza. In questo, consiste appunto, la liberazione (moksa).
- È possibile per tutti conoscere direttamente e con certezza ciò che è esattamente la propria vera natura?
Certamente è possibile.
- E come?
È l’esperienza di ogni uomo, che persino nello stato di sonno profondo, o quando perde i sensi…egli non scompare. Lo stato di puro essere che è comune a tutti e che viene sempre da uno stato di puro essere, comune a tutti e vissuto direttamente da ciascuno è dunque, la propria vera natura.
- Qual è il fine supremo dell’esperienza spirituale di un uomo?
L’autorealizzazione.
- È possibile raggiungere il samadhi mentre si è impegnati in un’attività lavorativa?
Il pensiero è “io lavoro”, chiedi a te stesso “chi è che lavora”? Cerca di ricordare chi sei e il lavoro non ti condizionerà, ma proseguirà automaticamente. Non compiere alcuno sforzo, né per lavorare, né per rinunciarvi; ogni tuo sforzo è schiavitù, ciò che è destinato ad accadere, accadrà.
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Bibliografia
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