Cos’è il Male e il Bene?
Male o bene? Siamo cresciuti con questi due concetti, quindi ogni pensiero, azione, sensazione viene definita attraverso questi due canali di conoscenza. È male o bene? Ma cos’è male o bene? Ce lo siamo mai chiesto?
” In ogni caso ci occorre un nuovo orientamento. Avendo a che fare col male si corre il grave rischio di soggiacergli.
Non dobbiamo perciò più soggiacere a nulla, nemmeno al bene. Un cosiddetto bene, al quale si soccombe, perde il carattere etico.
Non che diventi cattivo in sé, ma è il fatto di esserne succubi che può avere cattive conseguenze. Ogni forma di intossicazione è un male, non importa se si tratti di alcool o morfina o idealismo. Dobbiamo guardarci dal considerare il male e il bene come due opposti.
Il criterio dell’azione morale non può consistere più nella semplice concezione che il bene ha la forza di un imperativo categorico, e che il cosiddetto male può essere assolutamente evitato.
Il riconoscimento della realtà del male necessariamente relativizza sia il bene che il male, tramutandoli entrambi nella metà di un contrasto, i cui termini formano un tutto paradossale. Praticamente, ciò significa che il bene e il male perdono il loro carattere assoluto, e noi siamo costretti a riconoscere che ciascuno di essi rappresenta un giudizio…
Perciò, chi desidera avere una risposta al problema del male, così come si pone oggi, ha bisogno, per prima cosa, di conoscere sé stesso, e cioè della maggiore conoscenza possibile della sua totalità.
Deve conoscere senza reticenze quanto bene può fare e di quale infamia è capace, guardandosi dal considerare reale il primo e illusoria la seconda. Entrambi sono veri in potenza ed egli non sfuggirà interamente né dall’uno né dall’altra, se vuole vivere, come naturalmente dovrebbe, senza mentire a sé stesso e senza illudersi”. Carl Gustav Jung
Se ci rifletti, quando sbucano fuori queste due parole: “bene” e “male”, generalmente ci viene in mente subito la religione o la morale, ma cosa sono davvero “religione” e “morale”? Concetti! Concetti che raggruppano idee prese di qua e di là, forse per gestire meglio la “cosa” pubblica? Dunque, vengono sempre da un’autorità che può essere Dio o il Re o il presidente della repubblica o il poliziotto o semplicemente tua madre! Insomma, un’autorità ti dice: questo è male quest’altro è bene.
Ma se andiamo indietro e senza concetti, ci dirigiamo verso l’Assoluto o come lo vuoi chiamare? Dio? Va bene! Come può esserci qualcosa “qui” che Dio non vuole se è egli stesso “creatore”? Insomma l’ha inventato lui quello che chiami male! Ora, lasciando andare anche i concetti su cosa o chi sia Dio, se questo è il Principio e dal Principio Tutto è, allora anche il “male” lo è.
Altra riflessione: ciò che per te può essere male, per un altro è bene o addirittura super bene! Se un omicida ha l’impulso di uccidere e quando lo fa gode di emozioni, sensazioni, pensieri di felicità, per lui quello è bene. Per chi si ritrova magari un parente o un’amico ucciso forse ciò è male. Ma davvero? Cosa sai di ciò che ha provato costui o costei? Cosa sai di cos’è la morte o l’uccisione di un corpo? E se fosse stato deciso nel Non Tempo da entrambe di vivere questa esperienza?
Nel Taoismo lo yin e lo yang rappresentate dal simbolo del Tao non sono la contrapposizione tra Male e Bene, ma polarità di Energia.
Nella dualità in cui sembra siamo immersi, queste due “energie”, “vibrazioni”, servono a creare il “mondo” così come lo percepiamo, ma è un gioco! Non puoi sentire il caldo se non hai sperimentato il freddo, ma caldo e freddo sono la stessa energia o vibrazione in polarità diverse, ma non separate.
Insomma, quindi, senza troppe parole: cos’è male? Cos’è bene? Non lo sai! E non lo so neanche io! Se ti liberi dai concetti appresi dalla tua cultura, società, famiglia ecc. non lo sai davvero! Senza scomodare milioni di teorie filosofiche, sociologiche, etiche ecc., c’è una breve storiella orientale che spiega molto bene come i concetti di bene e male possono essere ribaltati da una più profonda consapevolezza.
Il contadino e il cavallo, una storia sul bene e sul male
C’era una volta, in un piccolo villaggio in Cina, un contadino che viveva con suo figlio. Oltre alla sua piccola casa di paglia e ad un pezzo di terreno, aveva un cavallo.
Un giorno il cavallo scappò e i suoi vicini, sapendo dell’accaduto andarono da lui a dirgli di quanto erano dispiaciuti per questa sfortuna e lui rispose: come fate a sapere che questa è una sfortuna?
Dopo qualche tempo il cavallo tornò indietro ma non da solo, insieme a lui portò con sé una bella giumenta. I vicini del contadino, sapendo dell’accaduto, andarono da lui a dirgli di quanto era fortunato e lui rispose: come fate a sapere che questa è una fortuna?
Dopo un mese il figlio del contadino prese ad addomesticare la giumenta e quando la cavalcava questa saltò in modo imprevisto e il ragazzo cadde rompendosi una gamba. I vicini, sapendo dell’accaduto andarono a trovare il contadino e portarono doni per il suo ragazzo dicendo di quanto erano dispiaciuti per questa sfortuna. Anche allora il contadino rispose loro: come fate a sapere che questa è una sfortuna?
I vicini ormai pensavano che il contadino fosse pazzo.
Dopo qualche mese il Giappone dichiarò guerra alla Cina e tutti i giovani furono reclutati per la battaglia. Il figlio del contadino, poiché aveva una gamba rotta non poteva combattere e lo lasciarono a casa.
Tutti i ragazzi del villaggio morirono in battaglia. Il figlio del contadino guarì, i due cavalli si accoppiarono e diedero vita a puledri che furono venduti e permisero al contadino di guadagnare un bel pò di denaro. Il contadino andò dai suoi vicini per consolarli ed aiutarli e, ogni volta che sentiva una loro lamentela diceva: come fai a sapere che questo è male? Quando invece qualcuno si rallegrava troppo per un evento all’apparenza benefico, diceva loro: come fai a sapere che questo è bene? A quel punto i vicini capirono la saggezza dell’uomo.
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