La danza nel Novecento e gli influssi sul teatro – Storia della danza
La riscoperta del corpo, che caratterizza la società e la cultura occidentali, a partire dalla fine dell’Ottocento, è un istanza recepita e sviluppata inizialmente dalla danza, con i fenomeni quali la “danza libera” e successivamente la “danza moderna” (Leggi l’articolo: La nascita della danza moderna e la riscoperta del corpo), poi si è ampliata a tutti i livelli e in tutti i campi, compreso quello teatrale.
Korperkultur il corpo al centro
L’espressione Korperkultur designa proprio l’insieme dei fenomeni che concorrono tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, nella cultura occidentale, a mettere il corpo al centro dell’attenzione. “Rifare il corpo” è stata l’ossessiva idea guida dell’ultimo A. Artaud (1896-1948) e del suo Teatro delle Crudeltà. Secondo Artaud il teatro, per poter cominciare a funzionare come luogo deputato del rifacimento corporeo, deve “ritornare in sé”, poiché: “da mezzo di periodica rigenerazione e liberazione per l’uomo, com’era in origine, esso è diventato un potente strumento di alienazione nelle mani degli innumerevoli complotti contro l’uomo”. Da Teatro e Storia, ed. il Mulino
Per portare il teatro alla sua vera e antica funzione, l’attore- uomo deve fare un lavoro su sé stesso. È per questo che, nella versione finale del Teatro delle Crudeltà, l’atto mitico di rifare i corpi, assume quasi sempre caratteristiche crudeli, di costrizione, quasi di violenza anatomica. Per il teatro, è una rivoluzione, che si sviluppa grazie anche ad esperienze esterne, usate come oggetto di sperimentazione, al di là della scena, attraverso pratiche con finalità non solo artistiche, ma spirituali, pedagogiche, terapeutiche ecc. Questo accade nel teatro come nelle danza e porterà successivamente a delle contaminazioni e alla nascita del teatro-danza.
L’ Azione Fisica e i maestri russi
La ricerca di “azioni fisiche” è una nozione che si afferma con il teatro di K.S. Stanislavskij (1863- 1938). Il termine non è sinonimo di “gesto” o “movimento” in scena, ma l’attore deve apprendere ad agire “realmente”, non a “fingere” di agire. La ricerca delle azioni fisiche costituisce un capitolo importante del nuovo teatro contemporaneo, che acquistò presto una sua fisionomia precisa, grazie al lavoro dei grandi maestri russi. Si tratta di un lavoro tecnico, soprattutto in gruppo, guidato dai maestri, che coinvolge l’attore in quanto essere umano integrale: corpo, mente e anima, esterno ed interno, espressività ed emozioni.
J. Grotowski ( n. 1933) nella metà del Novecento, è colui che, più di ogni altro, si è occupato in termini pratici del lavoro dell’attore e ha portato avanti la ricerca sulle azioni fisiche avviata negli anni Trenta, da Stanislavskij. Grotowski non solo propone una nuova concezione del teatro e dell’attore, ma anche il proprio rapporto con l’Oriente: “Il mitico protettore dell’antico teatro indiano era Shiva, il danzatore Cosmico, che danzando fa nascere tutto e tutto distrugge; e che danza il tutto… Se dovessi definire la nostra ricerca teatrale in una frase, con una parola, mi riferirei al mito della danza di Shiva. Direi: – stiamo giocando a fare Shiva. Stiamo recitando Shiva – … E’ la danza della forma, la fluida diffusione della molteplicità di convenzioni teatrali, stili, tradizioni di recitare. E’ la costruzione degli opposti: gioco intellettuale nella spontaneità, serio nel grottesco, derisorio della sofferenza. Questa è la danza della forma che distrugge tutte le illusioni teatrali, ogni verosimiglianza con la vita… L’antico teatro indiano, gli antichi teatri giapponese e greco, non erano una presentazione della realtà (che è una costruzione di illusioni), ma piuttosto una danza della realtà (una falsa costruzione, talvolta sull’ ordine di una ritmica visione che si riferisce alla realtà…). Ecco una citazione mitologica – Shiva dice…Io sono senza nome, senza forme e senza azione…Io sono pulsazione, movimento, ritmo – (Shiva – Gita). L’essenza del teatro al quale aspiriamo è pulsazione, movimento, ritmo”. Da Teatro e spettacolo fra Oriente e Occidente
Grotowski individuò una nuova strada di lavoro per l’attore, il quale poteva costruire la sua linea d’azione nello spettacolo, attraverso una personale partitura gestuale che il regista amalgama alla “danza” degli altri attori.
Disciplina di sé nel teatro e nella danza
Il Novecento teatrale ha voluto dimostrare la possibilità, per il lavoro dell’attore, di uscire dalla pura e semplice dimensione tecnica e di trascendere le finalità artistico-spettacolari, trasformando le tecniche attoriali in vie per una disciplina di sé, per ottenere una dilatazione della percezione e, magari della coscienza. Questo lavoro su di sé, preso a prestito soprattutto dalle pratiche spirituali orientali, entra a far parte del lavoro del nuovo attore e danzatore, portando a nuove forme d’arte.
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