L’impostazione della scapola – Tecnica della danza
L’impostazione del lavoro delle scapole è molto importante nella danza e va gestito con molta cautela e competenza. In questo articolo andiamo a conoscere l’impostazione del lavoro scapolare e le sue fasi di apprendimento nella tecnica della danza.
Il lavoro delle scapole nella danza
Il lavoro delle scapole è molto difficile e impegnativo ed è finalizzato al perfezionamento tecnico e stilistico delle posizioni, inoltre deve essere misurato sulle singole strutture scheletriche. Per questo, l’impostazione delle scapole va fatta al momento giusto, quando il corpo è preparato sulla tecnica di base ed è disponibile a un lavoro più analitico a carico del torace e della schiena.
Prima fase
Nella prima fase dello studio tecnico il lavoro è rivolto solo alla costruzione dell’equilibrio e delle posizioni di base del corpo, delle braccia e delle gambe, quindi impegna esclusivamente la colonna vertebrale, in quanto parte portante dello scheletro.
In questo primo periodo la schiena va identificata con la colonna vertebrale, per cui, quando ci si rivolge al cinto scapolare, è meglio considerare le spalle e non le scapole, localizzando le sensazioni e il lavoro sulla parte anteriore e superiore del torace e sulle clavicole. (vedi fig. 1)
Fig. 1
La sistemazione iniziale delle spalle
La sistemazione iniziale delle spalle, oltre a dare solidità e linea al torace e al petto, serve a correggere la caduta della spalla in avanti e l’affossamento delle clavicole, che è l’atteggiamento posturale difettoso più comune.
Per questo, l’insegnante deve suggerire all’allievo/a di aprire le spalle da davanti e di allungarle da sopra in direzione perfettamente laterale (vedi fig. 2 e 1), di non spingerle indietro per non provocare un avvicinamento delle scapole alla colonna vertebrale e non causare la dilatazione della cassa toracica.
Fig. 2
L’ “abbassamento delle spalle”, è un’altra tappa fondamentale della prima impostazione, per la sua incidenza sulla stabilità e sull’estetica delle posizioni dell’arto superiore, sarà realizzato in modo indiretto con l’allungamento leggero del collo e l’ “alleggerimento” della testa (fig. 2), per evitare di comprimere e quindi incavare, il tratto lombare (fig. 3).
Fig. 3
Dalle spalle alle scapole
Una volta consolidato l’allungamento verticale del dorso e del tratto cervicale e realizzata la distensione della concavità lombare, si potrà spostare l’attenzione dalle spalle alle scapole.
L’abbassamento della spalla sarà quindi tradotto nell’abbassamento della scapola, l’apertura della spalla e della clavicola sarà rifinita con un più puntuale lavoro sull’annullamento delle naturali inclinazioni in avanti e laterale della scapola. (fig. 4)
Fig. 4
- In questa operazione bisogna allineare le clavicole sul piano laterale, cercando di non spostarle indietro in una posizione obliqua per non provocare, come detto precedentemente, la proiezione indietro delle spalle e l’avvicinamento delle scapole.
- Successivamente si passa all’abbassamento e alla stabilizzazione della scapola, per la rifinitura tecnica e stilistica della schiena e degli arti superiori. A questo riguardo ci sono due diversi tipi di impostazione:
A scapole strette e a scapole aperte
- L’impostazione a scapole strette è retaggio dell’antica postura “spalle indietro, petto in fuori, pancia in dentro”, garantisce una linea altamente estetica del petto, ma per la convergenza in basso degli angoli inferiori delle scapole, se non è sostenuta da un lavoro muscolare appropriato, rischia di compromettere l’allungamento del segmento lombare e provocare un leggero squilibrio indietro del torace.
- Nell’impostazione a scapole aperte, più usata, l’assetto delle scapole è strettamente correlato con la stabilizzazione dell’intera colonna vertebrale ed è finalizzato all’ampliamento delle traiettorie dei movimenti degli arti superiori. Questa impostazione, a differenza di quella più antica, è compatibile, se non addirittura affine a quella della danza moderna.
- Inoltre, se realizzata con un lavoro continuativo, può portare benefici tangibili come la riduzione delle scapole alate e un allargamento della schiena al di sotto del cavo ascellare. (fig. 2 e 4)
- La posizione migliore per percepire l’impostazione aperta è una posizione con le braccia laterali, orizzontali e allungate naturalmente. In questa posizione è possibile provocare una trazione in fuori degli omeri a partire dai gomiti, attuando una leggera pressione sull’estremità interna della spina, sotto il collo, in modo da portare la spina stessa in una posizione obliqua in dentro, in basso e quindi produrre lo spostamento dell’angolo inferiore della scapola in fuori, sotto il cavo ascellare.
Le singole possibilità fisiche degli allievi
Questa operazione descritta è fondamentale che sia assistita dall’insegnante e che sia dosata sulle singole possibilità fisiche degli allievi.
- In via preliminare, l’insegnante si dispone dietro l’allievo/a e afferra gli omeri, sollevandoli di lato a 90°.
- Assicurandosi della massima scioltezza muscolare e mobilità articolare, avvicina e allontana gli omeri, facendo scorrere fluidamente le scapole sulla cassa toracica, in una traiettoria esattamente orizzontale, laterale, fino a che all’allievo/a non sia chiaro e percepibile il rapporto tra omeri e scapole e quindi, come la posizione di queste ultime possa essere regolata dall’esterno, ovvero dallo spostamento in dentro e in fuori dei gomiti.
- Sensibilizzata la schiena, l’insegnante passa alla rotazione delle scapole ( fig.4).
- Questo intervento consiste nel poggiare la mano sinistra sulla sommità della spalla destra dell’allievo/a in prossimità dell’attaccatura del collo per verificare che il trapezio superiore non sia contratto.
- Mentre con la mano destra si allontana orizzontalmente in fuori il gomito destro, si esercita con il pollice sinistro una leggera pressione verso il basso sulla estremità interna della spina della scapola destra, facendo ruotare la scapola in fuori, producendo uno spostamento dell’angolo inferiore della scapola verso l’esterno, sotto il cavo ascellare.
- Per la riuscita del movimento è determinante che il trapezio superiore non blocchi l’articolazione e sia invece sciolto.
- Dopo questa prima esperienza, il movimento va sperimentato nelle posizioni accademiche: nella seconda posizione, nella terza, quindi con molta cautela, nella prima posizione ed infine, con ancora più prudenza, nella posizione di preparazione, per evitare, come già detto, l’innalzamento delle spalle (fig. 5).
Fig. 5
Buon allenamento!
Bibliografia