Intervista a Luca D’Alessandro su Ansia Attacchi di panico e Depressione
Abbiamo fatto una breve intervista a Luca D’Alessandro, life coach, autore e conferenziere, promotore di un nuovo modo di vivere. L’intervista riguarda i disturbi d’ansia, attacchi di panico e depressione, condizioni limitanti per molte persone. Andiamo a chiedere dei consigli a Luca D’Alessandro per uscire da questi limiti.
Chi è Luca D’Alessandro
La presentazione ufficiale di Luca D’Alessandro è generalmente questa qui di seguito, ma per me Luca è un’anima meravigliosa che ha riconosciuto sé stessa, la Verità, e comunica la propria comprensione con amore.
Life coach, ricercatore, autore e conferenziere, promuove un diverso modo di approcciarsi alla vita, aiuta le persone a rendersi libere dai propri limiti, per diventare padroni di sé stessi. Il modo è quello di “auto-riconoscersi”, di scoprire chi si è realmente; da qui, non solo ci si libera, ma si comincia a creare la vita che vogliamo, in tutti i suoi aspetti. Luca D’Alessandro tiene conferenze in tutta Italia e in Spagna, offre sessioni individuali sia di persona a Milano, che via Skype.
L’Intervista a Luca D’Alessandro
Ciao Luca, attraverso ciò che comunichi nei tuoi scritti e incontri, conduci chi ti segue a “ricordarsi di sé”, a ritrovare il proprio vero Sé o Essenza, per vivere appieno il presente. Diversamente dai cosiddetti “maestri spirituali”, mi sembra che parti dalla vita di tutti i giorni, senza filosofie e tecniche specifiche, tranne il sentirsi e prendere consapevolezza. Nel mio blog e in altri ambiti, ricevo molte richieste d’aiuto riguardo a quei disagi chiamati: ansia, attacchi di panico e depressione. In questa intervista, metto insieme questi disturbi della personalità perché mi sembra che vadano a braccetto! Cioè spesso chi ha sofferto di ansia poi soffre di depressione e viceversa.
La prima domanda
Secondo te, cos’è quella che viene chiamata “ansia generalizzata”, non parlo dell’ansia da esame, da incontro di lavoro o di parlare in pubblico ecc. Parlo di quell’ ansia paralizzante che si vive e rivive anche per andare da un angolo all’ altro di una strada. Chi ne soffre dice di sentire un’irrequietezza quasi continua e disagi fisici, come sudore, vertigini, respirazione affannata ecc. Tu consigli di “sentire” la sensazione che c’è, ma mi pare che chi abbia questi disturbi senta anche troppo! Cosa consiglieresti in merito?
La risposta di Luca D’Alessandro
L’ansia è uno stato di separazione da sé stessi. È la sensazione di “essere qui ma voler essere là”. È come una tensione più o meno intensa che spinge l’identità ad allontanarsi sempre di più da ciò che siamo realmente. Ciò che “crediamo di dover essere” inizia ad allontanarsi a tal punto da “ciò che siamo” che crea una tensione. Maggiore è questa distanza, maggiore sarà la tensione; maggiore la tensione, maggiore sarà la sensazione che chiamiamo “ansia”.
Immagina un fiore con le radici piantate a terra. Adesso immagina che nella parte alta del gambo ci sia una piccola cordicella tirata da una forza esterna. Questa forza tende il fiore lontano dalle sue radici. Inizialmente la forza non è molta e quindi il fiore non risente di questa leggera tensione. Quando comincia a farsi più forte, il gambo inizierà a tendersi, con l’aumentare della tensione inizieranno anche a tendersi le radici e la terra intorno a loro inizierà a cedere. Adesso mettiti nei panni del fiore, se non l’hai già fatto, e inizia a percepire, in questa situazione, quale potrebbe essere la sensazione predominate. Paura, è esattamente quella. La sensazione che prenderà la forma dell’ansia. L’Ansia infatti non è altro che un modo che il nostro sistema ha di maneggiare la paura. Potremmo dire che l’ansia è solo una forma di paura. Per quanto riguarda il sentire, posso assicurarti che queste persone non sentono, ma soffrono. Sono due azioni completamente diverse. Una si basa su un’accettazione totale di ciò che c’è, l’altra sulla negazione e il desiderio di non sentire.
Cosa consigliare? L’ansia è un messaggio e come tale va vissuto. È una tensione. Invece di viverla come una spinta a muoverci il prima possibile da dove si è, serve accettarla come una chiamata profonda a noi stessi.
La frase più terapeutica che posso consigliare in una così breve intervista è: “Non sono in ansia per quello che credo ma perché sono lontano da me”.
È da ripetere molte volte, respirando, fino a sentirla risuonare profondamente.
Portare coscienza a questa verità, trasforma la paura di vedere le nostre radici strapparsi via dal terreno, come nella metafora del fiore, in una sorta di riposo e riconoscimento della verità.
Sicuramente il ripetersi questa frase, anche davanti alla più piccola delle ansie, senza aspettare momenti troppo difficili, ci permette di ricordarci la giusta direzione, ogni volta che stiamo tradendo noi stessi.
La seconda domanda
Spesso chi soffre del disagio d’ansia arriva a vivere quelli definiti “attacchi di panico”. Chi ne soffre dice che sembrano venire dal nulla, in situazioni a volte anche piacevoli. Anche in questo caso il corpo soffre di svariati sintomi, fino alla sensazione di stare per impazzire o per morire. Perché, secondo te si arriva a sentire questa sofferenza? E come vivere con la costante paura della paura? Molti mi dicono di perdere fiducia in sé stessi, tanto da evitare le esperienze di vita, anche le più banali.
La risposta di Luca d’Alessandro
È una conseguenza ovvia, perché l’ansia non esiste di per sé, se non come forma della paura. L’attacco di panico è una reazione fisiologica ad un accumulo di paura compressa. Potremmo definirla una valvola di salvataggio. Senza quella, il corpo facilmente arriverebbe ad una malattia autoimmune o terminale. Queste risposte, come dicevamo prima, sono legate ad una identità rigida che differisce da ciò che noi siamo realmente. Un’identità che ha un forte senso di giusto e sbagliato, ereditato, spesso, dal lato materno. Molto spesso, non sempre, sia chiaro, l’attacco di panico parla di un’identità che impedisce la ribellione nei confronti dell’autorità materna. Non posso darti consigli sul come vivere nella costante paura della paura anche perché non ha alcun senso farlo. Serve uscire da questo gioco, con il desiderio, la giusta guida e il tempo.
La terza domanda
La depressione per alcuni è un momento più o meno lungo in cui non si ha più voglia di fare nulla, per altri è anche un’assenza di vita interiore, cioè non riescono a provare più emozioni, sentimenti, sensazioni. Per altri ancora, sembra la paura di vivere le emozioni, i sentimenti, sé stessi, la vita, che rinchiude. Cosa ne pensi? Come se ne può uscire, soprattutto se questa “chiusura” si protrae da tempo?
La risposta di Luca D’Alessandro
La depressione è il momento nel quale ciò che sei davvero si stanca definitivamente dei giochi della tua falsa identità. L’identità ha tirato a tal punto, che è arrivata quasi a staccare le radici. In quel momento una forza dentro di noi dice “BASTA”. Quel basta che non siamo stati capaci di dire prima, quel basta che avremmo dovuto dire centinaia di volte nella nostra vita. Basta fingere, basta sforzarci, basta dire sì quando è no, basta rinunciare, basta inseguire modelli non nostri, basta abusare di noi stessi, basta fare finta di niente… quel basta che altro non è che un enorme atto d’amore nei confronti di noi stessi.
Quando questo BASTA arriva può risultare difficile, solo perché non ne conosciamo l’origine e quindi continua la resistenza. Interpretiamo questi sintomi come l’ennesimo fallimento personale. In un certo senso lo è, è il fallimento della nostra falsa personalità. Quella che ha provato in ogni modo ad essere amata e considerata.
Il passaggio successivo, alla presa di coscienza profonda, è iniziare a costruire una nuova personalità, basata sul nostro vero Sé. Ovvero una personalità i cui pensieri, desideri e azioni sono in armonia con una spinta profonda e più antica del nostro corpo.
Per uscirne, il primo passo è effettuare un vero e proprio auto-riconoscimento. L’unico vero gesto che permette di vedere la depressione come un’occasione per rinascere e non come un’ennesima maledizione della vita.
La vita non ci manda maledizioni, la vita non è altro che un invito costante a ritrovare la nostra parte più autentica e a manifestarla.
Grazie Luca !
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