La danza è molto più di un semplice balletto, è arte e riflessione. Per questo in molti si sono approcciati alla stessa con riflessioni. Oggi parliamo di Pina di Wim Wenders.
Il regista tedesco nel 2011 ha dedicato un film a una figura iconica della danza, la coreografa tedesca Pina Baush.
Questo film di 106 minuti alterna immagini in bianco e nero ad altre di colore che riescono a stupire per la loro forza emotiva. Wenders ne ha curato la regia ma anche la sceneggiatura regalandoci un documentario che è un vero e proprio contributo alla storia dell’arte e che andrebbe riscoperto anche nelle splendide edizioni home video che esistono.
Nel 1985 proprio il regista di Tokyo Ga assistette a Cafe Muller e ne venne rapito immediatamente. Da quel momento inizia una straordinaria amicizia proprio tra lui e la Bausch. Questi po nel 2007, dopo aver visto il film concerto degli U2, decide di andare a studiare il 3D per trasportare il teatrodanza sul grande schermo.
Il progetto inizia nel 2009 e va avanti fino alla morte di Pina stessa arrivata nel 2009. Andiamo dunque ad approfondire un discorso davvero molto interessante e non privo di spunti.
Pina di Wim Wenders venne presentato al 61esimo Festival Internazionale del cinema di Berlino fuori concorso, è il 13 febbraio del 2011. In Italia invece viene presentato per la prima volta durante la sesta edizione del Festival internazionale del film di Roma. Nelle sale cinematografiche invece è uscito il 4 novembre del 2011 stesso.
Ha vinto un premio molto importante e cioè il Deutscher Filmpresi per il miglior documentario. Davvero interessante è la fotografia curata da Helene Louvart che ha aiutato Wenders nel regalare un’immagine austera, semplice e allo stesso tempo rigorosa ma soprattutto in grado di far emergere tutti i valori di un qualcosa che merita di essere riscoperto.
Il teatrodanza infatti è qualcosa spesso ignorato e che ha portato Pina Bausch a diventare una leggenda della danza approfondendo lo studio di alcune dinamiche prime inespresse. L’antropologia teatrale è alla base di questo studio che riflette su quello che è il pre-movimento, il pre-concetto. E come si poteva fare se non attraverso gli occhi di uno dei personaggi più incredibili della storia del mondo dello spettacolo.
E chissà che le nuove generazioni possano apprendere qualcosa andando a studiare proprio questo delicato argomento che troppo poco viene fuori.
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